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C O M U N I C A T O S T A M P A
Ha suscitato interesse la vicenda dell’appartenente al Corpo a cui sono stati inflitti 7 giorni di consegna di rigore per aver interessato, tramite un legale, il Reparto di appartenenza circa presunti trattamenti discriminatori subiti.
Come ampiamente pubblicizzato, la sentenza del T.A.R. Venezia prima e del Consiglio di Stato poi, ha visto soccombente l’Amministrazione.
In particolare vengono sanciti due principi:
L’iniziativa dell’appellato, che ha inviato tramite il suo legale, una la lettera di segnalazione di presunti comportamenti discriminatori subiti, costituisce esercizio di una facoltà legittima diretta espressione del diritto di difesa di cui all’art. 24 Costituzione e non può considerarsi tale da integrare alcuna violazione dei doveri attinenti al grado e alle funzioni del militare.
Il diritto di difesa deve poter essere esercitabile anche al di fuori e in via preventiva rispetto al momento dell’azione in sede di giudizio, e quindi anche mediante l’interlocuzione con l’amministrazione, ed essere garantito anche nelle organizzazioni a forte impronta gerarchica, come quelle militari. L’amministrazione risulta, infine, condannata al pagamento delle spese quantificate a 3.000,00 euro.
Come già accennato in altri comunicati, ci chiediamo se anche in questa vicenda sia il caso di segnalare il danno subito dall’Amministrazione alla competente Procura Regionale della Corte dei Conti, anche al fine di dissuadere i Comandanti dalla penna facile.
Come viene anche evidenziato nella sentenza di appello, “uno dei caratteri essenziali dell’illecito disciplinare è l’indeterminatezza e, cioè, la sanzionabilità di fatti e comportamenti anche non contemplati da specifiche norme”.
Pertanto ancora una volta ci ritroviamo dinanzi all’esercizio della più ampia discrezionalità da parte di chi è addetto alla gestione del personale, con relativo asservimento (o prevaricazione) di tutto il personale dipendente.
L’irrogazione di una sanzione dovrebbe essere, a nostro avviso, l’extrema ratio, oltre che ad essere sintomatico di una disfatta per tutta la Gerarchia.
La discrezionalità dovrebbe essere applicata in un’ottica confacente alle norme di rango superiori, riconoscendo la dignità dell’Uomo.
Riecheggiano le parole di un Generale, che incitava i comandanti di ogni livello a valorizzare le sanzioni disciplinari, in un’ottica di ritorno al passato.
Chiediamo, infine, all’Organo di Vertice di instaurare un’istruttoria finalizzata a verificare gli asseriti trattamenti discriminatori verosimilmente subiti dal Sottufficiale.
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