Si sono conclusi da poco gli esiti delle domande di trasferimento e ci chiediamo quanti colleghi non...
Si sono conclusi da poco gli esiti delle domande di trasferimento e ci chiediamo quanti colleghi non sono stati accontentati a causa di circolari inadeguate o quanti di loro otterranno il diritto di accoglimento delle legittime istanze solo dopo aver adito alle vie legali.
Purtroppo il trasferimento non accolto, troppo spesso, è motivo di disagio del dipendente ma, soprattutto, anche per i loro familiari che sovente subiscono azioni e decisioni incomprensibili e talvolta anche illegittimi da parte dell’Amministrazione. Questo è, come già detto altre volte, incapacità di gestione del personale, mancanza di visione e lungimiranza finalizzata al benessere dei militari.
Non di rado, soprattutto nelle amministrazioni militari, si tende a negare a “priori” il trasferimento richiesto seppur in presenza di un diritto maturato. Ci si trova così davanti a un bivio, accettare passivamente la decisione dell’Amministrazione e attendere la prossima tornata (un anno o più di attesa, un anno della propria vita e dei propri familiari) perché venga riconosciuto il proprio diritto oppure, per colui che è disposto a rischiare migliaia di euro, adire al TAR per vedersi accolta la propria legittima richiesta. Appare superfluo sottolineare che i dinieghi “standard” incidono negativamente sull’aspetto del benessere del personale, benessere messo a dura prova in questo particolare periodo storico come quello che stiamo vivendo, dove sempre più spesso assistiamo a gesti estremi da parte di colleghi giunti ormai, al limite di ogni tipo di sopportazione.
Invitare l’Organo di Vertice ad applicare la legge, tralasciando le valutazioni discrezionali degli ufficiali aventi poteri decisionali, sembra poco persuasivo.
Per tali motivi, nelle casistiche in cui l’Amministrazione risulti soccombente dinanzi agli Organi di Giustizia Amministrativa, a mente dell’articolo 52 del Codice di Giustizia Contabile, ed al fine di dissuadere questa pratica improntata al diniego “standard ed aprioristico” dettato dalla discrezionalità individuale che comprime illegittimamente i diritti dei militari, questa O.S. chiede al Comando Generale se vi sia un organo preposto a notiziare la competente Procura della Corte dei Conti affinché venga valutata l’eventuale sussistenza di danno erariale derivante, oltre che dalla condanna alle spese di giudizio, anche all’eventuale danno all’immagine subìto dall’Amministrazione. Qualora già vi sia un organo preposto ad eccepire il presunto danno erariale, ci chiediamo, qualora non fosse ancora stato designato, che venga istituito un organo di controllo che vigili sul corretto svolgimento del procedimento.
Questa priorità non è una mera richiesta di tutelare i lavoratori ma è, e dovrebbe essere compreso da chi ha potere decisionale, anche un interesse della Pubblica
Amministrazione: un lavoratore sereno è un lavoratore motivato che dispiega il massimo del proprio potenziale umano e professionale.
Pertanto, al fine di condividere alcune nostre proposte con chi potrebbe valutarle, abbiamo richiesto un incontro con il Comandante Generale con la speranza che anche questa richiesta non rimanga inascoltata.